Dalla tua esperienza con progetti internazionali complessi, come il Mentoring può supportare i Mentee a sviluppare intelligenza emotiva e capacità relazionali per gestire efficacemente team e stakeholder provenienti da diverse culture?
In un contesto globale, la capacità di comprendere e gestire dinamiche culturali è una competenza imprescindibile. Ho avuto la fortuna di lavorare su numerosi progetti internazionali e di vivere per un periodo in Asia, dove ho toccato con mano una forma di innovazione veloce, radicale e molto diversa da quella a cui siamo abituati in Europa. In esperienze come queste c’è sempre un momento critico, quella riunione in cui sembra che tutti parlino una lingua diversa — e non solo in senso letterale. Ma poi accade qualcosa: un gruppo di persone riesce a trovare un linguaggio comune, supera le barriere e porta risultati straordinari. E quasi mai è solo una questione di competenze tecniche. È la capacità di “leggere la stanza”, di navigare le relazioni, di capire l’altro.
Il Mentoring offre un ambiente protetto dove queste capacità iniziano a svilupparsi. È un primo spazio di esposizione alla diversità, in cui il Mentee può imparare a decodificare comportamenti, valori e stili di comunicazione diversi, con il supporto di qualcuno che lo guida e lo corregge senza la pressione del contesto lavorativo.
Inoltre, credo che il Mentor abbia il ruolo di aiutare il Mentee a definire i propri valori guida — quei principi chiave che restano fermi anche in mezzo alla complessità culturale. Quando si lavora in ambienti multiculturali, sapere chi si vuole essere come leader aiuta ad agire con coerenza e costruire relazioni solide.
Infine, è importante ricordare che la diversità culturale è una variabile progettuale a tutti gli effetti — ma a differenza di molte altre, ha una fortissima componente emotiva. Proprio per questo va considerata con ancora più attenzione: non è solo una complessità da gestire, ma un potenziale moltiplicatore di valore, se affrontata con sensibilità, intelligenza emotiva e apertura.
Quali metodi utilizzi per aiutare i Mentee a tradurre le loro esperienze in competenze trasferibili, favorendo lo sviluppo creativo e la resilienza?
Aiuto i Mentee a riflettere su come ogni esperienza — anche la più piccola — possa contribuire a costruire una competenza concreta. Il punto di partenza è sempre la consapevolezza degli obiettivi: capire dove si vuole arrivare, anche se la visione è ancora in fase iniziale, aiuta a dare un senso al percorso e ad allenare la resilienza.
La creatività nasce dalla connessione tra esperienze diverse. Per questo incoraggio i Mentee a coltivare la curiosità, a mettersi alla prova in contesti nuovi, e a trarre insegnamenti da ogni ambiente. Solo così le competenze diventano realmente trasferibili e adattabili a scenari complessi e in continua evoluzione.
Come il Mentoring può incoraggiare i Mentee a costruire una visione strategica che integri creatività e pragmatismo nel superare le sfide globali?
Un buon percorso di Mentoring deve svilupparsi su due piani: da un lato il pragmatismo, indispensabile per affrontare le sfide quotidiane; dall’altro la creatività, che apre alla visione strategica di lungo termine, dove tutto è ancora possibile.
Il modo migliore per stimolare questa combinazione è attraverso esempi concreti, vissuti personalmente. Raccontare come si sono affrontate sfide complesse con soluzioni non convenzionali aiuta i Mentee a capire che il pensiero creativo può e deve coesistere con l’esecuzione pragmatica. È da questo equilibrio che nasce l’innovazione.
Avendo lavorato in diversi ambiti di leadership, quali sono gli elementi essenziali che trasmetti ai Mentee per aiutarli a crescere come leader empatici e innovativi?
Trasmetto sempre l’importanza dell’apertura culturale e dell’ascolto attivo. Un leader innovativo è prima di tutto un osservatore attento, capace di cogliere segnali deboli e nuove esigenze semplicemente ascoltando — clienti, colleghi junior, senior e stakeholder.
A questo si aggiunge un altro ingrediente fondamentale: la curiosità. Leggere, informarsi, confrontarsi con mondi diversi nutre la creatività e costruisce un bagaglio di riferimenti che consente di proporre soluzioni nuove e autentiche. Solo chi è ben informato e aperto al cambiamento può guidare con empatia e ispirare fiducia.
In che modo il tuo percorso in contesti multinazionali ti ha influenzato nel creare un approccio al Mentoring che valorizza la diversità culturale e la creatività come risorse?
Le mie esperienze internazionali hanno definito il mio approccio al Mentoring. Ho toccato con mano quanto la diversità culturale arricchisca la visione e stimoli la creatività. Per questo incoraggio sempre i Mentee a cogliere ogni occasione per uscire dalla propria comfort zone: vivere esperienze internazionali è il modo più potente per alimentare l’immaginazione e soprattutto imparare a pensare in grande.